Musica semplice per meduse spiaggiate

Sabbia che fa attrito tra genitali e costume; nani lardosi che sprizzano acqua salata sul vostro catalogo di Postal Market; deformità grinzose in bella mostra. C’è qualcosa di peggio? Poco. Niente. E poiché l’estate è foriera di tali brutture, vi fornisco un kit fatto di semplicité, musica dal basso Q.I. per evitare che il vostro nominativo compaia nei servizi sugli uxoricidi balneari. Perché si sa, dai, che la femmina ama lo sfrigolio della Lancaster, mentre il masculo – parcheggiato sotto l’ombrellone dalla propria partner, come una flaccida medusa spiaggiata – sogna di correre per i monti ricoperto di vello belluino. Ci vuole un diversivo. Munitevi di ghetto blaster e recatevi al baretto più vicino. Tassoni gelata appoggiata sull’ombelico e via di tasto play.

 

Per una mezz’ora di frizzantezza pop non guardate oltre: gli Outtacontroller, pur suonando nient’altro che punk rock ramonero, sono riusciti a farmi eseguire un air drumming al semaforo. Dalla loro hanno una chitarra stile sciame d’api, cori uoooooo non stucchevoli e, plus valore, una vicinanza a certe malinconie a la Lillingtons/Marked Men. C’è del divertimento, e ve lo dice uno che da più di 15 anni non riesce ad ascoltare i Queers senza che gli vengano malattie esantematiche.

 

I Terry Malts sono un altro gruppo rigurgitato in ritardo dal vulcano poppunk 90’s. La registrazione gracchiante, in linea con il trend odierno, è l’elemento che rende ben digeribile il disco. Se avete idea di cosa fossero le raccolte Shredder, vi avvicinerete concettualmente alla loro proposta, altalenante tra il 4/4 hey ho let’s go e la strizzata d’occhio ai lettori di Pitchfork.

 

Gli italianerrimi Acid Eaters tornano con aumentata sicurezza nelle proprie forze power pop’n’roll. Periodo di riferimento 1976-78, melodie che tengono desta l’attenzione e rinfrescano la memoria del punk rocker melomane. Non si vive di soli Exploding Hearts e Boys. 45 giri da far girare minimo minimo 46 volte. Italiani brava gente, una volta tanto.

 


Dan Sartain aka accantonare il quasibilly e suonare i Ramones senza risultare irritanti. Pare incredibile, ma il fatto che sia riuscito ad ascoltare 3 volte “Too tough to live” senza spaccare lo stereo è una garanzia.

 


Fino ad ora gli Estrogen Highs non avevano mai servito la mia tazza di té. Fino ad ora, perché “Irrelevant future” è un bellissimo esercizio di chirurgia; ‘sti guaglioni sono riusciti ad impiantare un cuore del XXI secolo in un corpicino acoustic punk che viene da lontano. Barlumi di Desperate Bicycles, Scrotum Poles e spigolosità Sebadoh. “Status Quo (Oh No)” è l’ascolto ideale per osservare disgustati i tatuaggi degli ustionati in spiaggia, mentre si sta al riparo dai tumori alla pelle sotto un ombrellone dell’Estathé.

 

Il primo 7” dei Bloody Gears aveva fatto presagire scintille, ed invece ni. Chiariamo: se vi basta che qualsiasi cosa ricordi i Wipers e la ridicola capigliatura di Gregorio Sage, allora qua andate a nozze, però un conto è sdilinquirsi di nostalgia, un altro farsi andare bene qualsiasi cosa ricordi Portland. LP non sgradevole, ma una cover band di Ligabue ha più personalità. Fotocopiatori peggio degli Estranged.

 

Pur salvando la canzone che vedete qua sopra, del “nuovo disco di” Joey Ramone non dico nulla perché anche lui ne avrebbe fatto a meno.

 

Il millesimo gruppo tenerino e con la parola Summer nel nome sono gli Eternal Summers. Chitarre con echo e suoni uguali a quelli degli altri 999 Summer Qualcosa. Sarà forse per lo stordimento derivante dai 38° ma l’ascolto di “The dawn of the eternal summers” non è stato affatto letale. “Able to” ha le fattezze di un singolo minore su K Records e a me basta. Non avanza, ma basta.

I Black Lips tirano fuori un singolo meraviglia (come se fosse una novità). “Sick of you”, titolo killed by death che invece è garage folk profumato 1966. Nel lato B infilano un bad trip che c’entra come uno spicchio d’aglio a merenda, dimostrando nuovamente che a loro “non gliene fotte niente”.

Conscio che questa stagione necessiti di linearità, mi sono limitato ad alcuni dischi che hanno la sola pretesa di intrattenere. Per nulla post, neu, glitch, cupezza, aiz. Scegliete voi, anche se, lo ammetto, io mi concederò in loop il disco bacardi di Chilly Gonzales, “Ivory Tower”, lasciando che il rock’n’roll decanti.

About VOM