Francia Electro Popolare: X RAY POP e LA FEMME

Passato e presente del pop francese riprendono possesso dei nostri scaffali. Mentre gli Zombie Zombie si allontanano dalla nostalgia d’antan per lasciare che siano i colleghi oltre oceano ad occuparsene in maniera meno didascalica (file under: Games, Autre Ne Veut…), la Born Bad pubblica l’album dei gainsbourghiani La Femme. Band proveniente da Biarritz e pienamente in sintonia tanto con l’electro-pop marziale dei belgi Autumn quanto con il ruffianismo da classifica di Elli Et Jacno.
Senza rimanere intrappolata in semplici melodie sintetiche, La Femmina si sforza di dare una struttura calorosamente rock all’opera. Sognante, da non intendersi come lo shoegaze con cui si segano oggidì i fighetti d’ogni dove. I riferimenti sono quantomai cinematografici, tanto da rimandare alle colonne sonore del sommo Francis Lai e ad un altro disco edito dalla Born Bad, l’indispensabile e a lungo fantasma Le mariage Collectif. Le 15 tracce sono attraversate da un’unica idea di suono, reinventata nel corso dei decenni, dalla swinging Paris degli anni 60 fino ad operazioni eccellenti – ma da noi sconosciute – come “Agent 238” di Alexander Faem. Merita assai.

 

CS482916-01A-BIGPiacevolmente liquidato il presente, occupiamoci del passato con un’inedita riedizione a cura degli archeologi della Finders Keepers. Gli X-Ray Pop sono stati un interessante esempio di etica d.i.y. applicata alla sperimentazione in ambito della musica popolare. Un frullatone di Brian Eno, primissima elettronica, nenie tra l’ingenuo ed il perverso. Se siete dei pigri lettori di blog e riviste superficiali, avrete in cuor vostro già liquidato il tutto con “minimal wave”. E sarebbe una gran cazzata. Questa è la ristampa della loro anima più oscura, pubblicata nel 1985 solo su cassetta, esempio di stoica sperimentazione all’interno dei confini incerti del pop. Immaginate un altro duo dell’epoca come i Mathématiques Modernes combinato con lo sberleffo dadaista dei P-Model e l’incantevole ingenuità dei Cleaners From Venus. Sintetizzatori slabbrati all’impossibile, onde che da quadre diventano cubiche, suoni solidi vestiti dall’ugola di Zouka Dzaza. Di tutto un po’: BIS, V-Sor,X, League Of Nations. Obbligatori.

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