Kick N’Punch + Gorilla Angreb (interviste pubblicate su Bam! #5 nel 2006)

Le seguenti interviste vennero pubblicate nel 2006 sul numero 5 di Bam! Magazine, sold out da tempo. Tranne una minima potatura ho lasciato intatto il testo, anche laddove possa oggi suonare anacronistico. Nel frattempo Kick N’Punch e Hjernespind sono scomparse, così come Gorilla Angreb, No Hope For The Kids e buona parte di quella scena di Copenhagen. Nel 2016, a distanza di 10 anni da “Bedre tider”, i Gorilla Angreb si sono riformati, ma di questo se ne parlerà eventualmente un’altra volta, se ne varrà la pena.

Quindi (ri)eccovi le mie chiacchierate con Tommas e Peter, su Kick N’Punch, Gorilla Angreb (ascoltateli su Youtube se non li conoscete) e ciò che vi gravitava attorno.

La raccolta dei Gorilla Angreb è ancora reperibile su –> Amazon

Che in Danimarca non ci fosse solo del marcio, perlomeno per quanto riguarda il punk rock, lo si sapeva già da un pezzo. Chi è solito bazzicare raccolte come “Bloodstains across…”, “Killed By Death” et similia conosce già i nomi di Lost Kids, Sods o City Roots, che, insieme ad un pugno di altri intrepidi, hanno smosso le fondamenta del rock danese alla fine degli anni ‘70. Questo per dire che l’etichetta e i gruppi di cui parleremo qui non spuntano fuori dal nulla ma hanno alle spalle una tradizione che ha radici nervose e molto coriacee. La maggior parte dei gruppi punk rock e hardcore danesi continua a cantare nella lingua madre ma nel farlo rielabora e rimescola tutta la storia di queste sonorità, prediligendo comunque ciò che fuoriuscì quasi 30 anni fa dalla scena californiana. I pigri sono soliti parlare di plagio senza rendersi conto che alcuni dei gruppi che in questi anni stanno facendo scuotere il culo ai ragazzi di Copenhagen e dintorni hanno un modo nuovo di dire cose “vecchie”. Senza alcuna pretesa di inventare qualcosa, gente come No Hope For The Kids, Young Wasteners, Gorilla Angreb, Death Token e Hjertestop pagano a loro modo un tributo a molte di quelle band di cui si narrano le gesta su libri quali “We got the neutron bomb” e “American hardcore”. Da gruppi come Agent Orange, T.S.O.L. o Alley Cats hanno ereditato la fascinazione per il drammatico, incidendo canzoni cariche di pathos e oscuro lirismo. Ma è il r’n’r tutto a confluire in questi dischi, in maniera lucida, puntuale e, per come la vedo io, inedita.

L’etichetta che dal 1999 sta tenendo le fila di questo vitale fermento si chiama KICK N’PUNCH, label che primariamente si è posta come obiettivo quello di fare da cassa di risonanza per alcune delle migliori band della K-Town, ma non solo. Alla sua guida ci sono Tommas e Jacob, i quali sono riusciti ad imporre all’attenzione internazionale alcuni gruppi che sono gli stessi che hanno fatto nascere in me il desiderio di distribuirli qui in Italia ed infine di fare queste interviste. Tommas, tra le altre cose, è anche il batterista dei Gorilla Angreb, padri di un punk rock sempre più imbrattato di rock’n’roll. L’ultimo capolavoro del Gorilla è “Bedre tider”, 12” di cui vi dirà di più Peter, che, come se non bastasse, suona anche la batteria nei fantastici No Hope For The Kids. Insomma, è tutto un intreccio di passioni.

Ma partiamo dal quartier generale al quale tutti i nostri Superamici fanno capo: la KICK N’PUNCH e la sua “filiale” HJERNESPIND. Sarà proprio Tommas a farci da Cicerone, quindi non siate maleducati: rimanete composti e non disturbate…

Tommas, puoi raccontarmi come, quando e perchè hai fondato la Kick N’Punch?

L’abbiamo fondata io e Jakob nel 1999. La nostra prima uscita è stata il 7” dei Fairfuck, una grande band norvegese che si ispirava molto al primo hardcore di Washington D.C. Sia io che Jakob avevamo due distros separate che finimmo per abbandonare per poi crearne una sola. Dopo un po’ di tempo nacque anche l’etichetta. Più o meno nello stesso periodo in cui pubblicammo il 7” dei Fairfuck iniziò a prendere forma una scena locale fatta di ottime bands e così noi cominciammo a focalizzarci su questo movimento, dato che sembrava che nessuno gli prestasse molta attenzione. E questo è ciò che abbiamo continuato a fare fino ad oggi.

Come mai la Kick N’Punch ha un’etichetta parallela chiamata HJERNESPIND?

Nel 2001 volevo assolutamente fare uscire il 7” degli Asbest ma Jakob non ne voleva sapere, così di conseguenza ho creato quest’altra etichetta gestita completamente da me. La Hjernespind è simile alla KNP con un occhio di riguardo per i gruppi locali. Anche Jakob ha un’altra etichetta al di fuori della Kick N’ Punch chiamata Plague Bearer tramite la quale pubblica dischi di gruppi crust e di punk grezzissimo del quale non sono un grande fan. (Di questa etichetta consiglio gli Uro, hc old-school piuttosto rognoso, e i Bomberegn, tedeschi mezzi crust, mezzi r’n’r dei quali è uscito anche uno 7” split con i Dean Dirg. N.d.r.).

Nei primi anni di vita dell’etichetta avete incontrato molte difficoltà o fin da subito i vostri sforzi hanno ricevuto riscontri positivi?

E’ stata molto dura! All’inizio dovevamo faticare come dei dannati per scambiare o vendere un 7” stampato in 500 copie. Per esempio ci sono voluti almeno 2 anni per vendere 300 copie del secondo 7” degli Snipers. Oggi invece riusciamo a vendere 500-1000 copie di una nuova produzione in alcune settimane oppure in pochi mesi. Quindi sì, è stato molto difficile convincere la gente al di fuori di Copenhagen che quei dischi e quei gruppi erano magnifici. Fortunatamente per le band questa situazione durante gli anni è cambiata e attualmente la scena di Copenhagen, passata e presente, ha guadagnato molto rispetto un po’ in tutto il mondo… cosa che credo essere più che meritata.

Quali pensi siano gli aspetti dei gruppi da voi prodotti che più attraggono il pubblico straniero?

Non saprei. Forse è per via della gran quantità di dischi stupendi che saltano fuori da questa terra, tutti con uno stile che si rifà decisamente alle band storiche ma con un tocco molto personale e perlopiù cantati in danese. Penso che la gente apprezzi che queste band cantino nella loro lingua madre. Anche a me piace molto questa cosa e sicuramente aiuta ad essere più riconoscibili rispetto alla maggior parte dei gruppi che scelgono la via più semplice e cantano in inglese.

Dopo i 7” dei Fairfuck, Police Line e Skitkids c’è ancora posto nella vostra etichetta per bands non danesi?

Certo che ce n’è. Per esempio abbiamo appena pubblicato il 7” dei Tristess, una band svedese formata da alcuni membri dei Regulations (Cercatelo insieme al loro 12”: irresistibile punk 77 alla Killed By Death cantato nella loro lingua madre. N.d.r.). Ovviamente, come ho detto prima, il nostro intento principale è quello di promuovere i gruppi locali, dato che con regolarità qui a Copenhagen ne spuntano fuori di ottimi, ma comunque pubblicheremo anche band di altre paesi, se ci piacciono particolarmente.

E’ difficile oggigiorno creare e gestire un’etichetta d.i.y./punk e, se sì, qual è la cosa più noiosa con cui devi avere a che fare?

Veramente credo che oggigiorno sia diventato troppo facile fare uscire dei dischi: ce ne sono tonnellate là fuori che avrebbero meritato a malapena di essere distribuiti come demo-tapes! La cosa più importante è avere nella propria etichetta dei buoni gruppi che siano attivi e non si sciolgano dopo solo 2 settimane. Se apri un’etichetta con queste caratteristiche, penso che ti andrà bene.

La parte noiosa è quando le dogane ti bloccano i dischi che hai scambiato con altre etichette e così dopo devi riempire noiosissimi moduli e pagare delle tasse per della roba che poi devi rivendere nella distro.

Qual è il disco KNP che ha venduto di più e qual è quello di cui vai più fiero?

Sono orgoglioso della compilation su doppio 7” (Si riferisce a “København I Ruiner”, fondamentale raccolta da me recensita sul numero 4 di Bam. N.d.r.). C’è voluta una vita per ultimarla ma è un importante documento dei gruppi che circolavano a Copenhagen in quel periodo (2000-2001). Il disco KNP che ha venduto di più in assoluto è tuttora il primo degli Amdi Petersens Armé, anche se è sold out ormai da anni.

Quali sono i progetti futuri delle tue due labels?

Prossimamente per la Kick N’ Punch pubblicheremo il secondo 7” degli Hjertestop, un LP dei War Of Destruction (una raccolta di 3 loro lavori che uscirono solo su cassetta) e la discografia completa degli Snipers in lp (Visto i risvolti di cui ho parlato nel prologo non so che fine faranno queste uscite. Sarà forse la Plague Bearer ad occuparsene. N.d.r.). La Hjernespind invece darà alle stampe un 7” dei Lokum (punk rock con un pizzico di surf), l’album “Mask rouletta” di Dansetten (Gia uscito. Meraviglioso progetto solista del cantante degli Young Wasteners. N.d.r.), un 7” degli Daniel Og Dollars (la band surf di Daniel dei Lokum), le raccolte di tutta la discografia degli Amdi Petersen Armè e degli Asbest, il nuovo disco dei No Hope For The Kids, la discografia completa dei Gorilla Angreb (l’edizione europea di quella già edita dalla Feral Ward N.d.r.), la ristampa di “We got ways” degli Young Wasteners, quella del disco degli Hul (ancora in forse) e altre cosette.

Cosa mi dici dei No Hope For The Kids? Per caso c’è in cantiere qualche cosa di nuovo?

Sì, presto uscirà un loro disco nuovo, ma per ora non svelo nessun dettaglio… Nel frattempo compratevi il loro 45 giri “Angels of destruction”, appena pubblicato dalla Backwards Masking Records (Date retta a Tommas, perché le due canzoni su quel 7” sono commoventi! N.d.r.).

Ci sono delle etichette discografiche che rispetti?

Sì, certo. In generale rispetto tutte le etichette oneste e che lavorano duramente per supportare il punk o l’hardcore.

Cosa suggeriresti ad un ragazzo/a che voglia mettere in piedi un’etichetta discografica? 

Non farlo se non ci credi al 100%!

 

Ed ora diamo spazio a Peter! Cominciamo con le presentazioni di rito…

I Gorilla Angreb sono me, Peter, alla chitarra e voce, Mai, la lead vocalist, Tommas alla batteria e Simon Retardo al basso. Siamo tutti figli bastardi di una relazione sessuale tra un gorilla maschio dominante e una giovane vergine danese. Originariamente questa band nacque come side project dell’altro gruppo che avevamo io e Tommas, gli Amdi Petersens Armè, ma, dopo lo scioglimento di questi ultimi, la cosa è diventata pian piano più seria. E non ho detto “pian piano” a caso: abbiamo impieato 4 anni per fare uscire un E.P. di 4 canzoni! Alla luce di questo puoi davvero ritenerti fortunato che per ottenere la nostra intervista hai dovuto aspettare meno di un anno (Ha ragione! Ci sono voluti “solo” mesi e mesi! Benedetti ragazzi. N.d.r.)

Mi puoi fare una cronistoria di tutte le vostre registrazioni? Te lo chiedo perché, ascoltando il 7” “Long Island/Supersyn”, nonostante sia di “recente” pubblicazione, sembra quasi un demo antecedente al vostro debutto su vinile.


La prima cosa che registrammo fu un demotape che però non ci convinceva affatto; decidemmo quindi di scrivere dei nuovi brani ma anche questi dopo un po’ ci stancarono e così rimasero nel dimenticatoio; passato un bel po’ di tempo però li abbiamo riesumati e ce ne siamo ri-innamorati, sebbene siano molto più ruvidi e grezzi degli altri nostri lavori; finalmente nel 2005 la Feral Ward ha pubblicato quei pezzi nell’ “Aborted 2000 E.P.”.

Nel 2004 è poi toccato al primo 7” omonimo di cui vado molto fiero, anche se forse avremmo dovuto accorciare un po’ il finale di “De kommer ud om natten”… vabbè, ora è troppo tardi per lamentarsi.

L’anno seguente per Hjernespind è uscito lo split Gorilla Angreb/Lokum che conteneva la nostra “Motorsavsmasahahakren”. Inoltre durante la stessa sessione registrammo solo il basso e la batteria di “Long Island” e “Supersyn”, dato che il mio ampli si ruppe: solo molto tempo dopo aggiungemmo il cantato e la chitarra e la Spild Af Vinyl le fece uscire su di un 7” nel 2005. Devo dire che queste due canzoni mi piacciono ma non sono venute molto bene, soprattutto perché quando abbiamo registrato la voce e la chitarra tutto è stato fatto troppo in fretta. Peccato, magari le ri-registreremo. Anzi, no. “Long Island” è stata composta per essere inserita nella colonna sonora di un film splatter/horror danese che non è mai stato girato. Se un giorno dovessero finalmente decidere di metterlo in produzione, allora sì che ri-registrerò la canzone!

Poi è uscito il vostro ultimo lavoro a 12”, vero?

Già. Il 12” “Bedre tider” è uscito qualche mese fa ed è il nostro lavoro migliore, senza dubbio! Anzi, direi che, insieme al 7” “Aborted 2000”, è il disco dei Gorilla Angreb che preferisco, sebbene mi piacciano anche gli altri.

Lo studio in cui l’abbiamo registrato era in una vecchia casa di campagna in Svezia, un posto così sperduto e dimenticato da Dio che non abbiamo avuto nessuna distrazione al di fuori del tempo che passava.

Il titolo “Bedre tider” significa “tempi migliori” e la canzone omonima parla dell’influenza che hanno su di noi i film che ci dicono che un bel giorno arriverà l’happy ending. E così si sta seduti in attesa finché un bel giorno non si muore.

Aggiungo solo che l’ultima cosa che abbiamo registrato è un pezzo nuovo chiamato “Darwin-05” che sarà contenuto in una compilation che Maximum Rock’n’Roll farà uscire fra poco.


In quali altri progetti siete coinvolti oltre ai G.A.?

Al momento io suono la batteria nei No Hope For The Kids e Simon suona nei Retardos. Tommas era negli Intensity, che però praticamente non suonano più, e poi ha le sue due etichette: la Kick N’Punch e la Hjernespind.

Come viene accolta la vostra musica all’estero?

Ultimamente i Gorilla Angreb stanno avendo un buon responso negli altri paesi: pensa che siamo stati due volte negli Stati Uniti (Westcoast ed Eastcoast) e della gente cantava addirittura i testi delle nostre canzoni in danese! Sul serio!

Tu e Tommas eravate entrambi negli Amdi Petersens Armè. C’è la remota possibilità di un vostro nuovo lavoro o quell’esperienza è da considerarsi definitivamente conclusa?

Nessuna reunion! Credo che tutti noi volessimo fare qualcosa di differente. Si arriva ad un punto in cui non si prova più quello che ti ha spinto ad iniziare e quello è il momento di mollare; così facendo si evita che tutto diventi una farsa e si ha la certezza di pubblicare solo ciò che si ritiene valido, poiché lo si sente davvero. Penso che abbiamo smesso al momento giusto, sebbene sia difficile dire addio ad un gruppo che ti ha accompagnato per così tanto tempo.

Com’era la scena punk/hc in Danimarca negli anni 90?

Non so come fosse la situazione negli altri paesi negli anni 90, ma qui da noi mi pareva abbastanza vecchia e stantia, anche se forse questo è quello che pensano tutti non appena crescono o “progrediscono”. Senza dubbio però, quando iniziammo con gli A.P.A., sembrava che ci fossero decisamente molte più band che iniziavano a valicare i confini danesi. Il polso della situazione odierna invece lo puoi tastare ascoltando i dischi che escono per KNP, Hjernespend, Spild Af Vinyl, ecc.

Purtroppo la mia ignoranza mi impedisce di comprendere la vostra lingua, quindi mi sento costretto a chiederti di cosa parlano le vostre canzoni. Per caso contengono anche alcuni rifermenti politici?

No, nessuna delle nostre canzoni è veramente politica. Alcune sono molto personali, altre riguardano cose che succedono attorno a noi qui a Copenhagen oppure là fuori nel resto del mondo. Cerchiamo comunque di dare sempre alle canzoni un’angolazione personale. Tra i nostri pezzi ne puoi trovare anche di non seri come per esempio “Motorsavsmasahahakren” che è un omaggio al film “The Texas chainsaw massacre”: tutte e due le canzoni su quello split coi Lokum parlano di quel grandissimo film!

A questo punto mi vedo costretto a chiederti quali altri film piacciono ai Gorilla Angreb…

I film preferiti dei G.A.? Probabilmente ognuno di noi direbbe titoli differenti, ma sono sicuro che molti titoli ci accomunano. A me piacciono molto gli horror. Roba vecchia italiana come Dario Argento e Lucio Fulci, ma amo anche Stanley Kubrick (“2001, Odissea nello spazio” e “Arancia meccanica”), Michael Hanneke (“Funny games”) e un po’ di cose giapponesi. E poi “The Texas chainsaw massacre”, ovviamente.

Fin dal primo ascolto mi siete sembrati il mix perfetto delle migliori qualità delle storiche punk rock band californiane degli ultimi anni ’70, ma ciò nonostante il vostro suono risulta essere unico e personale…

Sono contento di sentire che non pensi che suoniamo semplicemente retro o old school. Spero infatti che siamo riusciti ad iniettare un po’ della nostra personalità nella nostra musica. Certo, nulla è davvero originale oggigiorno, ma ci dovrebbe essere sempre un po’ di te stesso in ciò che suoni. Per quanto mi riguarda, io sono cresciuto ascoltando vecchio rock’n’roll; non mi è mai piaciuto molto il metal. Molti miei amici erano metallari ma io ho sempre preferito gli AC/DC. Quando approdai al punk rock vivevo in un piccolo paesino, sia qui in Danimarca sia negli USA, dove più tardi mi trasferii, e le prime cose che ascoltai erano cose “vecchie”. Insomma, mi è sempre piaciuta la musica “antica”, compresa anche un sacco di roba sixities, quindi non ci siamo formati dicendo: “Vogliamo essere una band retro poiché adesso è questo che va per la maggiore!”. A noi semplicemente piace la roba vecchia: ha un suono migliore. Ci si ispira sempre alle cose che si amano ed io non amo molte cose nuove.

Il vostro suono così personale e in qualche modo “drammatico” da cosa credi sia scaturito?

Mah. Certamente le esperienze ed il luogo in cui viviamo in qualche modo ci ha segnato. Il fatto che cantiamo nella nostra lingua natia senz’altro ci rende più personali: un finto accento inglese o americano non aiuterebbe di certo a distinguerci dalla massa. Nonostante questo adoro i vecchi gruppi punk danesi ed il loro pessimo inglese viziato da un pesante accento.


I Gorilla Angreb e tutti i gruppi KNP hanno una particolare atmosfera che li accomuna: una misto di tristezza, disperazione e rabbia. Dobbiamo dare la colpa a Copenahgen che “giace in rovina”, come recita il titolo di una vostra canzone (“København I Ruiner”)?

Hhmmmm, non saprei. Le persone che conosco che suonano in gruppi di Copenhagen hanno tutte un po’ di rabbia nel loro animo ma non credo che questa città sia peggio di altre. Penso che chi abbia un briciolo di rabbia in sé sia attratto dal punk rock… ehm, anzi no, non è vero: c’è gente là fuori che comprime la rabbia durante la settimana e nel weekend si sfoga facendo a cazzotti. Allora diciamo che, se non ami la violenza fisica e hai un briciolo di cervello, allora il punk rock può essere un buon punto di partenza. Ecco, forse è questo che accomuna tutti i gruppi KNP.

Gorilla Angreb è un animale ottimista o pessimista?

Ottimista o pessimista? Ti riferisci al gorilla con cui stai parlando? Beh, è abbastanza pessimista, ma non si può andare in giro sempre incazzati: non è salutare. Spesso inoltre si tende a non fare niente per le cose che ci danno fastidio veramente e, così facendo, si spreca solo del tempo.

Ci sono gruppi o etichette che ti senti di consigliare ai nostri lettori?

Se ti riferisci a roba danese, allora ti consiglio i Taeve, una homocore band di Aarhus: purtroppo si sono appena sciolti ma alcuni di loro stanno già lavorando a nuovi progetti. Per quanto riguarda le etichette, direi la Mastermind (per la quale è uscito il 10” di debutto dei Cherry Bombs. N.d.r.) e la Spild af vinyl (che ha pubblicato l’ottimo 7” dei Death Token. N.d.r.). Quest’ultima farà uscire a breve una mia cosuccia solista a 45 giri (il sito dell’etichetta per ora lo segnala come “P.J. BONNEMAN – Jeg kendte dem ikke”. N.d.r.).

Come reagisce solitamente il pubblico ad un vostro concerto? Qualcuno ha mai dato in escandescenza?

Non è mai successo niente di particolarmente violento durante un concerto dei Gorilla Angreb. Se è un buon concerto puoi aspettarti danze sfrenate e un mucchio di cori, ma mi raccomando: non credere che siamo una Oi band con tanto di cori da stadio!

Quali sono i vostri piani futuri?

Chissà. Forse un LP in un lontano futuro? La nostra discografia in CD è uscita negli Stati Uniti per la Feral Ward e spero che presto esca anche qui in Europa e in Giappone. Poi potrebbe esserci un altro tour della costa occidentale degli USA e, incrociamo le dita, un tour giapponese la prossima primavera. Abbiamo un sacco di nuovi giri di chitarra, ma siamo ancora indietro con i testi. E’ sempre la parte più difficile.

Ultima domanda: i G.A. sono su Myspace. Cosa ne pensi di questo sito e, più in generale, cosa pensi dell’enorme facilità con la quale ultimamente un gruppo può ottenere visibilità grazie ad internet?

Non ho nulla a che fare con la pagina di Myspace, anzi credo che Myspace sia abbastanza “triste”: persone che collezionano “amici” e che mettono in mostra delle proprie foto in cui si credono fighissime. Penso comunque che ognuno finalmente stia ottenendo i suoi 15 minuti di fama. Se la gente si diverte così, non mi preoccupo di certo, a meno che io non sia ubriaco o di cattivo umore… e quando capita allora sì che mi preoccupo di tantissime cose stupide!

Nonostante ciò, comunque, penso che per una band sia un mezzo per farsi pubblicità gratuitamente e poi lo si può usare anche come message board per promuovere le date dei concerti.

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